Ho un solo vizio: spendo tanto in abbigliamento. Ho 42 cappotti, in tutti i colori, dal bianco al nero e all’arancione. Mi bastano.
Come ogni storia che si rispetti, almeno in quelle che ci piace raccontare, c’è una donna e c’è una nonna. Sembra quasi che li cerchiamo questi racconti di vita. Ed invece ci capitano. Forse perché ne siamo attratte. O forse perché dietro le cose belle c’è sempre la mano di una donna e di una nonna. Famiglie al femminile che intrecciano i saperi e li custodiscono nel tempo. Li plasmano e li trasformano in qualcosa di quotidiano, che poi diventa quasi una necessità di vita.
Elisabetta si racconta quasi con timidezza. Con quegli occhi grandi e limpidi di chi ha dalla sua parte una passione di cui non può fare a meno. Elisabetta è la mente creativa di Alipinta, un piccolo brand sardo, nato ormai nel 2015, ma che nasconde dietro un percorso molto più lungo, fatto di prove, di macchine da cucire, di abiti disegnati e ritagliati addosso per curiosità e per il puro piacere di farlo. E di una nonna sarta, appunto, perché in qualche modo le storie devono avere un c’era una volta, un inizio. E il nostro è questo.
Alipinta ha una particolarità. La sua vena creativa si concentra sui capispalla. Non una linea variegata di proposte, dagli abiti, alla gonne, alle bluse. Sono i cappotti il cuore pulsante di questo laboratorio artigianale e sartoriale, dal nome così suggestivo e quasi romantico. E forse è questo che mi ha colpito. La mia ricerca compulsiva di un cappotto di cui innamorarmi. Per una come me che, anche di inverno, ama stare all’aria aperta in ogni ora del giorno, un bel cappotto può fare davvero la differenza. Scaldarti come una coperta morbida e vestirti di eleganza e fascino. Tutto in un solo capo.
Elisabetta ha cominciato a cucire quasi per caso. Per sé stessa. Per una serie di pieghe che aveva preso la sua vita e che l’hanno portata ad aprire le ante del suo guardaroba e a mettere mano personalmente ai suoi vestiti. Di solito quando qualcosa non ci va più bene, la soluzione più rapida è quella di andare nel negozio del cuore o buttarsi in una sessione di shopping online. Vale quasi per tutti. Ma non per Elisabetta, che ha preferito armarsi di forbici e far partire il ticchettio inconfondibile della sua macchina da cucire. E’ così che è nata la prima mantella. Una mantella galeotta, se la vogliamo chiamare in questo modo. Perché ha strizzato l’occhio al di là delle quattro mura di casa e ha messo le basi per Alipinta.
Ed è qui che entrano in gioco anche le figure maschili di questa nostra storia. Perché se è vero che la famosa nonna “ha trasmesso passione e DNA” e che uno dei due modelli di punta prende proprio il suo nome, Ida, è altrettanto vero che in Alipinta ci sono due figure che non possono assolutamente essere messe da parte. Il padre di Elisabetta, che in un libro in cui raccontava la storia della sua famiglia ha deciso di darle il cognome di Alipinta, che in gallurese, una delle declinazioni che caratterizza la nostra lingua, significa fringuello. E poi c’è Luca, il compagno di vita e di lavoro di Elisabetta, che, oltre ad essere la parte più organizzativa e logistica del progetto, ha anche dato il nome alla creazione, che forse più di tutte rappresenta Alipinta: il modello Calù… che è il suo nome, al contrario.



E’ la storia di un brand familiare questa. Dove l’attenzione per i dettagli, la ricerca delle tecnica e del design e l’amore rigoroso per il made in Italy si fondono con la creatività e la passione per un progetto che coinvolge in modo totale tutti i suoi protagonisti.
D’altronde, il modello d’ispirazione di Alipinta è Brunello Cucinelli, mica uno di poco conto. Uno che ha fatto del made in Italy e dell’eccellenza una battaglia e una scelta di vita.
Ed eccola quindi la ricerca quasi spasmodica dei tessuti e dei materiali. Lo studio e la partecipazione a fiere ed eventi di settore, in grado di dare quel pizzico in più di consapevolezza e ispirazione. Lana, cachemire, mohair, alpaca. Bottoni laccati che sembrano usciti da un negozio di caramelle, ma che invece hanno dietro una lavorazione etica e attenta all’ambiente. I materiali giocano un ruolo fondamentale in tutta la fase creativa di Alipinta. Perché è proprio dai materiali che bisogna iniziare per comprenderne a fondo l’anima e lo spirito. Da quelle lavorazioni preziose e ancora quasi artigianali. Dalla provenienza. Dal processo di scelta e da tutte quelle aziende che ancora in Italia operano con pazienza, professionalità e trasporto, che sono alla base proprio del marchio made in Italy.



Ogni cappotto di Alipinta è un pezzo unico. E non solo perché realizzati in modo sartoriale dalle mani abili di Martina, Stefania e Maria Grazia, le tre maghe dell’ago e del filo che collaborano al progetto. Ogni cappotto è un pezzo unico per combinazione di colori, di tessuti e di dettagli. Tu come sei è infatti la frase che più rappresenta Alipinta. Perché dentro si racchiude il senso di questa avventura di cui sono protagonisti Elisabetta e Luca.



I cappotti, infatti, sono realizzati ad opera d’arte e il loro è un modello di impresa che ricerca in modo assoluto la “sostenibilità e la valorizzazione delle varie competenze”, che rientrano nel percorso produttivo. L’obiettivo è quello di creare capi che esaltino la bellezza femminile, senza costringerla nei dettami della moda stagionale. Linee pulite, che però osano e non vogliono piegarsi a diktat impersonali e a volte sterili, ma che cercano di imprimere un visione di eccellenza e di caratterizzazione. Sono cappotti creati per donne che amano sentirsi a loro agio e che vivono appieno la propria femminilità. O, per scriverla come la dicono loro, “sono cappotti che non sono moda, ma che diventano parte della tua visione di stile”.






Personalizzazione, quindi, è la seconda parola chiave che contraddistingue Alipinta. I modelli sono due, quell’Ida e quel Calù dai nomi così familiari e cari, ma le possibilità di dare forma ad un capo unico sono pressoché infinite. Mixare i tessuti, scegliere la tipologia di bottoni e il suo colore, optare per una fodera o per un altra: basta mescolare i diversi ingredienti. Et voilà, eccolo il cappotto perfetto, esclusivo ed irripetibile. Sembra quasi un gioco, dove potersi divertire ad immaginare le diverse scelte a disposizione e dare vita ad un qualcosa di unico e di intimo. Uno specchio dell’anima. La proiezione di sé stessi.
Queste sono le due proposte di Alipinta. Una sconfinata scelta di combinazioni, scaturite dalla mente creativa di Elisabetta o la sintesi dei desideri di chi andrà ad indossarlo quel cappotto. Il risultato finale sarà comunque quello di un cappotto speciale e unico. Prezioso e dalle finiture perfette, che solo un capo sartoriale sa avere.
Nel cassetto di Alipinta ci sono ancora tanti sogni da realizzare. Alcuni desideri che devono prendere ancora forma e che noi aspettiamo con la curiosità di un bambino che attende l’arrivo di Babbo Natale.
Per ora i cappotti di Alipinta si possono trovare in alcuni negozi di abbigliamento in Sardegna, ma non solo. Oppure possono essere acquistati o ordinati sullo shop on line.
Il mio consiglio è quello di dare una sbirciata al sito o di scrivere. Perché Elisabetta e Luca sanno come dar forma ai vostri desideri. L’ho provato io sulla mia pelle. Potevo privarmi di un cappotto così bello? In fondo, ve l’ho detto all’inizio di questo post… cercavo un cappotto di cui innamorarmi.






Alipinta
www.alipinta.it