Ecco cosa abbiamo amato della nuova e tanto chiacchierata serie di Netflix, i Bridgerton
Tutti lo guardano, tutti ne parlano. In realtà se piaccia o meno non è proprio chiaro. Ma sicuramente la serie Netflix Bridgerton è stata la più chiacchierata da inizio anno. Lo ammetto, quando ho scoperto che Netflix aveva acquistato i diritti per la serie, sono rimasta un po’ perplessa. Ho letto i libri di Julia Quinn e ho fatto un po’ di fatica ad immaginare questo genere di storie adattato al grande schermo. Perché? Perché è uno di quei libri un po’ osé, che qui in Italia non appartengono nemmeno ad una categoria letteraria ben definita. Romanzi rosa? Ecco possiamo chiuderlo in questa grande scatola, che negli USA chiamano romance o historical romance, con tanti titoli che che sono diventati veri e propri best seller. Sono leggeri, sono frivoli, sono romantici. Fanno storcere il naso ai lettori impegnati.
Chi si aspettava dalla serie Bridgerton un ambiente romantico e pulito, tipico del preromanticismo alla Austen, immagino sia rimasto un po’ deluso. Come anche chi si aspettava un Period Drama di quelli accurati, di cui la BBC è la più grande produttrice, se non ne avete mai visto rimediate, sono fantastici. No, la serie Bridgerton è un’altra cosa. Ma, al di là delle critiche, che continuano ad arrivare, questo non vuol dire che non sia qualcosa di godibile e simpatico. Ecco, leggero è sicuramente il termine giusto. Non è banale, è spinto ed esplicito, ma non ridicolo. E’ piacevole da guardare, ma non aspettatevi precisioni storiche o ricostruzioni fedeli del periodo in cui è ambientato. Potrebbe tradire le vostre aspettative.
La serie, che nel libro è molto più fedele al periodo storico, ci tengo a dirlo, è ambientata durante il periodo detto della Reggenza. Nella Londra di inizio 1800, dominata dalle famiglie nobili e da un principe reggente, che la storia ci riporta essere un po’ libertino, la serie Bridgerton prende in prestito il mondo della nobiltà inglese e ne fa un po’ quello che vuole.
C’è una Regina che si interessa degli intrighi di corte, c’è la nobiltà che, nel pieno rispetto della tradizione, si occupa di pettegolezzi, scandali, matrimoni combinati. La realtà dell’élite nobiliare inglese, che tanto ispira storie e curiosità, si mischia ad un mondo di fantasia, di cui la social season londinese è lo scenario perfetto.
La season è il periodo in cui la nobiltà inglese passava il suo tempo a Londra. Coincideva con i mesi in cui il parlamento era in sessione, generalmente da ottobre, novembre sino a maggio, giugno. Questo portava le famiglie dei nobili ad abbandonare le loro residenze in campagna e affollare le loro case londinesi, molto probabilmente situate nel quartiere di Mayfair. Ben presto il periodo della seanson divenne il momento perfetto per il debutto in società delle donne, incoraggiate dalle famiglie a trovare un marito, spesso attraverso un matrimonio combinato.
Questo è il panorama in cui si anima la storia della famiglia Bridgerton, descritta come una delle famiglie nobili più note e influenti d’Inghilterra. Nella prima serie la protagonista è Dapnhe, figlia maggiore al momento del suo debutto in società, che, guarda caso, incontra un bellissimo e affascinante, quanto testardo, Duca.
Sarò sincera, la trama in sé poco importa, anche perché spesso questo genere di storie rientrano in uno schema ben preciso, comune a quasi tutte. Sappiate che ci sono intrighi, ci sono passioni e c’è sesso esplicito e tanto. La cosa più divertente della serie sono sicuramente le interazioni tra i fratelli, a cui, opinione personalissima, avrei dato più spazio, e i pettegolezzi di Lady Whistledown, autrice misteriosa, che si diverte a mettere in piazza le vite degli altri.
Ci tengo a ribadirlo ancora, la serie di libri Bridgerton non è Jane Austen e non ha la pretesa di esserlo. Il periodo storico descritto viene stravolto, ma non è necessariamente una cosa negativa. La modernizzazione operata nella serie ha un non so che di interessante, un gusto moderno e, una volta fatta pace con l’idea che non sia un documentario, non dispiace per niente. Quello in cui si viene catapultati è un mondo inaspettato, un mondo di fantasia, un mondo storico moderno. Un mondo in cui non c’è spazio per la polverosa elité nobile inglese, che scavalca i muri del pregiudizio, in cui non ci si distingue in base al colore della pelle. E siamo sinceri è un bel mondo. Si è cercato anche di dare e cercare delle giustificazioni storiche per la rappresentazione di una Regina e di una parte della nobiltà con origini palesemente non europee, ma rimangono tesi molto stiracchiate e, sempre parere personale, poco importante ai fini della godibili della serie. L’inacuratezza storica, con queste premesse, è messa in secondo piano rispetto alla bellezza creata da questa operazione, che ha permesso di creare scenari, allestimenti e abiti da favola.
Anche in questo caso, si è scelto di dare spazio alla bellezza piuttosto che all’accuratezza. Paillettes, glitter, colori sgargianti, scollature prominenti, c’è di tutto. E’ vero che gli abiti in questo periodo erano una parte molto importante della quotidianità, è vero che venivano cambiati spesso, ma non erano così vistosi, lussureggianti o provocanti, per lo meno non quelli da giorno, o dal gusto così moderno (se volete approfondire la faccenda abiti vi lascio questo video). Ma nell’idea di questo nuovo mondo ricreato ad hoc, direi che i costumi e gli accessori sono proprio la ciliegina sulla torta. Non possiamo negare che siano belli. Soprattutto quelli degli uomini. Perché se anche siamo rimasti tutti affascinati da Mr Darcy, gli abiti vestiti dai fratelli Bridgerton sono molto più di nostro gusto, rispetto ai calzoni alla zuava indossati con le calze bianche. Anche perché, non nascondiamolo, uno dei motivi per cui è piaciuta tanto la serie di Netflix è il Duca, da cui sembrano tutti completamente affascinati. Anche se, ad essere sincera, io preferisco Anthony, e quindi aspetto con trepidazione la seconda stagione che, ormai è quasi certezza, si farà.