Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento.
Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono.
L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.
Mentre scrivo c’è il sole che passa dalla finestra. E no, non è così scontato. Ho acceso il computer e cercato su YouTube una playlist di Natale. In questa casa cantiamo canzoni di Natale ormai da quando è iniziato è novembre. Non abbiamo ancora fatto l’albero semplicemente per mancanza di tempo e per i miei mille impegni. E dire che fino a qualche anno fa a me il Natale neppure piaceva. Mi metteva addosso una tristezza infinita. E non so perché. Non avevo ancora perso nessuno di importante. Non era ancora arrivata nessuna tragedia, grande o piccola, a sconvolgere la mia vita. Neppure l’amore. Eppure lo odiavo. Basti pensare che una volta, per una vigilia, mentre tutti erano intenti a preparare la tavola, io mi sono attaccata al telefono per partecipare ad un gioco alla radio. Vinsi il mio primo viaggio all’estero da sola. Londra. Lo ricordo come se fosse oggi. E sono passati secoli.
E’ bastato allontanarmi dalla mia famiglia per un po’, vivere per conto mio qualche mese, per far scoccare la scintilla. E da allora, da quando vidi mio padre vestito di rosso e con una finta barba bianca, io e il Natale abbiamo fatto pace. Ci piacciamo reciprocamente. Ci coccoliamo e ci incrociamo più o meno in tutti i periodi dell’anno. Non solo a dicembre.
Sarò sincera, non potrebbe essere altrimenti, scrivo e nel mentre sto piangendo. Il Natale tira fuori le mie emozioni, gli istanti vissuti, i rimpianti e i ricordi. Ha un effetto quasi liberatorio e catartico. Per questo non riesco a capire chi non rimane rapito dalla sua magia. E’ un problema che ha a che fare con la religione? Non credo, visto che non sono credente neppure io.
Il Natale ha che fare con i campanelli che ti rintoccano nella testa. Con le tombolate in famiglia. Con i film guardati il pomeriggio sotto il piumone. Con la casa piena di lucine e omini di pan di zenzero e latta. Ha a che fare con le colazioni di panettone inzuppato nel latte. Con sorrisi scambiati con gli sconosciuti. Con gli abbracci che ti scaldano il cuore. Con quel libro comprato per quella persona speciale. Con gli sguardi dei bambini che non vorrebbero mai chiudersi. Con i momenti in cui ripercorri le tappe della tua vita. Con i desideri affidati ad una stella. Con un bacio dato più lentamente.
E io i miei Natali li ho ben impressi nella mente e li porto appresso come un bagaglio leggero, che descrive me e la mia storia. Quei Natali in cui i miei lavoravano. Quelli in cui ci dividevano tra le mie zie, donne solide come la roccia, e la mia nonna, l’unica che abbia mai conosciuto. Quei Natali in cui mi nascondevo dentro la camera dei regali… perché sì, c’era una camera dei regali, perché Babbo Natale non aveva tempo per tutti i bambini e io ero tra quelli fortunati. Il primo Natale con quello che sarebbe diventato mio marito. L’ultimo Natale con mio padre. Quel Natale a New York sotto la neve. E quel Natale che stavo per perdere l’aereo per tornare a casa. Quel Natale in cui ricevetti “Piccole Donne”. E quello della bambola che parlava e mia sorella non era felice della sua.
Sarò sciocca e troppo scontata? Può darsi. Ma sapete? Non me ne importa poi molto. Perché va bene così e lo spirito del Natale me lo voglio tenere stretto stretto. E, anzi, se fosse possibile mi piacerebbe spargerlo come se fosse una polverina magica. La polvere della magia del Natale. E’ così che voglio vivere questo dicembre. E in qualche modo vorrei poterlo trasmettere anche a voi che state leggendo queste righe. Perché là fuori so che c’è qualcuno che magari quest’anno non riesce a trovarlo questo spirito del Natale. Magari ha perso un affetto da poco e fa fatica anche solo a respirare. Magari crede che non ci sia nulla da festeggiare. Magari non riesce a trovare lavoro o ad uscire da una storia difficile.
Perché là fuori so che tutto non va come vorremmo. Che questo mondo spesso ci mostra la sua faccia peggiore. E che ci sono tante persone per cui trovare la ragione per un sorriso diventa una montagna impossibile da scalare.

Ecco perché questo dicembre lo voglio trasformare in un calendario dell’avvento particolare. Fatto di pensieri positivi. Uno per ogni giorno. In modo da conservarli per ogni momento no e anche per le giornate belle. Un piccolo rito propiziatorio per concludere quest’anno, che anche per noi, lo dico senza vergogna e con il cuore in mano, è stato a tratti pesante e difficile da digerire. Un modo per salutarlo e dare il benvenuto al 2019. Per cominciare a vivere questo Natale nel modo più giusto che ci sia: con la magia.
Abbiamo anche creato un hashtag, così che possiate condividere con noi i vostri pensieri positivi: #thinkchristmas.
Noi siamo pronte. E voi?