E’ indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell’alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque.
Le mie estati da bambina erano intervallate da settimane in montagna, dalle giornate al mare in giro per la Sardegna con i miei e i lunghi periodi che trascorrevo nella casa delle mie zie.
Era bello stare da loro. Vivere quelle giornate apparentemente tutte uguali, che mi davano un senso di serenità e sicurezza, nonostante l’incoscienza dell’età. All’epoca amavo stare al mare e crogiolarmi al sole, anche se, essendo piccola, le ore di esposizione e le grosse quantità di creme solari venivano gestite dagli adulti.
La spiaggia era quella classica del Sulcis – Iglesiente. Lunghi tratti di sabbia e un mare quasi perennemente mosso dalle onde arrabbiate e dispettose. Credo di averlo visto poche volte piatto e calmo. Ma il divertente stava proprio in quel movimento. Nella possibilità di giocare a saltare nell’acqua, fino a quando la stanchezza non prendeva il sopravvento. Fino a quando non si tornava a casa, il tempo di una doccia in giardino e poi via a tavola.
I pranzi più belli erano annunciati da mia zia, Nina, che la mattina si alzava prestissimo e cominciava ad impastare farina, acqua e olio d’oliva. Sul piano accanto, i pomodori dell’estate, quelli maturi e succosi, pronti per essere tagliati a pezzi e conditi semplici con i sapori mediterranei. “Oggi focaccia“, quasi fosse il menù del giorno di una vecchia locanda, che prometteva ai suoi ospiti la specialità della casa.
E quello era il pensiero che mi portavo dietro per tutto il giorno, fin dal momento in cui, con gli occhi stropicciati di sonno, inzuppavo le macine nel caffellatte. E, quando finalmente, arrivava l’ora di pranzo, cercavo di gustarmi quella focaccia sulcitana fino all’ultimo morso.
Mia zia adesso ha 92 anni e non ha più la voglia e la forza di impastare. In questo periodo di lockdown ci ho pensato spesso però. A lei e alla sua focaccia. E ho deciso di prepararla per il programma di cucina che conduco in tv qui in Sardegna.
L’ho fatto senza seguire una ricetta in particolare. Sono andata un po’ ad occhio, come si dice e come faceva mia zia. Non sono sicura di aver replicato alla perfezione quel suo sapore, ma ci sono andata parecchio vicina, segno che quegli anni e quelle estati mi sono rimaste impresse.
In realtà non si chiama focaccia sulcitana. Ha il suo nome, in sardo ovviamente. Mustazzeddu, è questo il suo appellativo originale. Ma a casa mia si è sempre chiamata la focaccia e quindi ho voluto mantenerlo, nella reverenza del ricordo.
Quindi, datele il nome che volete, Mustazzeddu o focaccia sulcitana, ma datevi da fare, che questo è il momento perfetto per sentirne il gusto vero.






Focaccia sulcitana
Ingredienti
- 250 grammi Semola di grano duro
- 50 grammi Farina 00
- 7 grammi Lievito di birra disidratato
- 1 cucchiaino Zucchero
- 180 grammi Acqua
- 10 grammi Sale
- 50 grammi Olio d'oliva
- 1 chilo Pomodori
- 3 spicchi Aglio
- 10 foglie Basilico
Istruzioni
- Miscelate tra di loro le due farine, aggiungete il lievito e lo zucchero
- Aggiungete anche a poco a poco l'acqua e cominciate ad impastare. Saranno le farine che vi diranno di quanta acqua avranno bisogno
- Aggiungete anche il sale e continuate ad impastare
- A questo punto impastate con l'olio. Mettetene un po' alla volta e fatelo assorbire bene
- Impastate per circa 10 minuti e formate una palla
- Per la prima ora fate delle pieghe ogni 20 minuti per dar forza all'impasto
- Lasciate lievitare in una terrina, coperta con la pellicola trasparente, per circa due o tre ore in un luogo caldo
- Stendete la pasta con un mattarello e lasciate lievitare per un'altra oretta circa
- A questo punto tagliate i pomodori e lasciateli scolare dalla loro acqua
- Condite i pomodori con olio, sale, basilico e spicchi d'aglio
- Posizionate i pomodori al centro dell'impasto e chuiudetene i lembi
- Spennellate con olio d'oliva e fate cuocere, in forno già caldo, a 230° – 240° per circa 40 – 50 minuti. Vi accorgerete che la focaccia è pronta quando la sua superficie sarà dorata.
Note
- Questa ricetta prevede l’uso del lievito di birra disidratato. Ovviamente se doveste utilizzare il lievito madre le tempistiche sarebbero molto più lunghe
- La quantità d’acqua deriva dal grado di assorbimento della farina
- I tempi di lievitazione dipendono dalla temperatura ambientale e quindi possono variare.
La focaccia sulcitana non è complicata da fare. Ci vuole solo quel pizzico di amore intriso nella farina e il sole per far maturare i pomodori. Il resto è casa, estate e bontà.
E dalle vostre parti esistono delle focacce particolari o a cui siete legati? Vi aspetto qui che ho già l’acquolina in bocca.