Sapore di sale
Sapore di mare
Un gusto un po’ amaro
Di cose perdute
Di cose lasciate
Lontano da noi
Dove il mondo è diverso
Diverso da qui
Quando ero piccola per me estate significava mare. Mare con il sole, con le nuove, con il vento. A volte anche mare con le nuvole cariche di pioggia. Anche se il mare con il vento era forse quello più fastidioso. Perché quando soffia il vento di maestrale l’acqua è fredda e ti arrivano schiaffi di sabbia, stare al mare è pressoché impossibile e comunque poco piacevole. Ma d’estate si andava al mare sempre. E il fine settimana? Si andava al mare e ci si restava tutto il giorno.
Solitamente si andava lontano, in spiagge di cui ora non ricordo più il nome, ma che nella mia memoria di bambina erano sempre troppo lontane. E perché bisognava andare così lontano, quando abbiamo il nostro mare a dieci minuti da casa? Perché è più bello e ci sono i cavalloni. Era vero. Nelle spiagge lontane c’erano sempre i cavalloni. Erano divertenti i cavalloni, anche quando ti frullavano e riflullavano fino a riva. Ma per arrivarci in quelle spiagge lontane, dovevi riuscire a passare indenne le tre prove. L’appuntamento, c’era sempre qualcuno che arrivava in ritardo, i telefonini non esistevano, non restava che aspettare, sotto il sole. Il viaggio, tutti stipati dentro una macchina, a volte letteralmente uno sopra l’altro, tanto sono bambini. E ancora il viaggio, che non poteva che peggiorare, se qualcuno accanto a te soffriva la macchina e aveva già fatto colazione…
E di queste giornate ricordo che si portava sempre la borraccia, quella di plastica con il tappo che diventava un bicchiere. I più attrezzati avevano direttamente quella con il rubinetto e si faceva la fila con i bicchieri a soffietto che chiusi diventavano dei dischi colorati. L’ombrellone a casa mia non si usava, forse non ne abbiamo mai posseduto uno, non che non fosse utile. Perché un altro dei miei ricordi sono i bambini con le spalle rosse come peperoni che ad un certo punto dovevano indossare la maglietta e restare fuori dall’acqua per almeno tre ore, perché avevano mangiato un panino. E poi a quei tempi non faceva caldo o per lo meno a noi bambini sembrava così. La protezione solare? Nei miei ricordi non vi è traccia della sua esistenza. Ricordo che c’erano le creme abbronzanti però, ma quelle le usavano solo le persone chiare di carnagione. Non io, che dopo un’estate al mare potevo essere scambiata per un pezzo di carbone. A quei tempi il colore dell’estate era il marrone color cioccolato, che più cioccolato non si può. Forse perché stava bene con il colori fluo degli anni ’80. E io il mio bellissimo costume intero giallo fosforescente lo ricordo bene. Ne ho visto uno identico da poco. Come si chiama quel fenomeno che ti permette di vivere i corsi e ricorsi della moda. Ah sì vecchiaia. Ma non mi lamento, ho tanti bei ricordi.
Quando finalmente sono diventata sufficientemente grande per decidere delle mie giornate estive, indovinate cosa si faceva? Si andava al mare. Però era un mare diverso. Si passava tutto il tempo intorno al bar. Un bagno e poi al bar, Tutti insieme lì sotto la tenda a guardare le partite di biliardino e mangiare ghiaccioli. Quando ancora li trovavi i ghiaccioli nei bar. Ora sono merce preziosa. Disponibili solo gelati da 2000 colorie in sù, che mica posso avere clienti che pagano solo 50 centesimi per un ghiacciolo, che poi forse ora costerà anche un euro il Freddolone, non lo so, sono introvabili. Si andava al mare il pomeriggio, quando fa meno caldo, le spiagge sono meno affollate e si rimaneva fino a tarda sera. E poi una doccia e via a prepararsi con le note in sottofondo del FestivalBar. Tutti fuori. Ah certo, ecco perché sia andava al mare il pomeriggio, perché la mattina si dormiva. Non era per il caldo. Perché il caldo ancora a quei tempi non esisteva o per lo meno noi ragazzi non lo percepivamo. E lo so bene, perché io indossavo per 365 giorni all’anno i jeans, anche ad agosto.
Poi la percezione del caldo insopportabile è arrivata anche per me. Prima non esisteva lo giuro. Credo sia colpa del riscaldamento globale, ovviamente, e non dell’avanzare dell’età. Chiaro? E il mare non ha più quei colori giallini delle foto di quando eravamo piccoli, il mare è blu o azzurro o verde. E nel mare ci sono i chioschi, i bagni, i ristornati. E le macchine hanno l’aria condizionata e tutti usano la loro macchina, niente più bambini stipati tutti insieme tra le borse frigo. E i cavalloni? Non sempre ci sono i cavalloni, perché oggi si controllano le previsioni meteo e se c’è troppo vento, si cambia spiaggia.
E non neghiamolo, lo aspettiamo il vento e chi se ne importa se poi in spiaggia si sta male. In queste estati quello di cui abbiamo bisogno più di tutto è respirare. Perché non si sta più tutto il giorno in spiaggia, con i piedi ammollo, a mangiare ghiaccioli. E lo dico con un pizzico di malinconia. Quella che ti viene durante un pomeriggio piovoso di agosto, mentre guardi la fine di Sapore di Mare. L’estate è diventata attesa. Attesa dell’arrivo del vento. E non un vento qualunque, aspettiamo il nostro vento, il Maestrale. E quando arriva lo fa per tre, cinque, sette giorni, al maestrale piacciono le cifre dispari. E lo so benissimo che anche il numero 1 è dispari ma per scaramanzia non lo nominiamo mai. E siamo tutti più felici e rilassati e ci piace di nuovo l’estate, anche se è lunedì.