Se per caso cadesse il mondo
Io mi sposto un po’ più in là
Sono un cuore vagabondo
Che di regole non ne ha
La mia vita una roulette
I miei numeri tu li sai
Il mio corpo è una moquette
Dove tu ti addormenterai
Ma girando la mia terra
Io mi sono convinta che
Non c’è odio non c’è guerra
Quando a letto l’amore c’è
Il The Guardian, il noto quotidiano inglese, ha dedicato un articolo alla nostra italianissima e amatissima Raffaella Carrà. La mia prima reazione è stata, ma veramente? E’ conosciuta anche da loro? No, non me l’aspettavo.
Certo sapevo che la Carrà ha una grande valenza internazionale. A pensarci bene, ricordo che per un certo tempo era sparita dalle scene italiane per andare a popolare la Spagna post franchista, con i suoi balletti e il suo famosissimo caschetto biondo. Ma in Inghilterra, che ne sanno di Raffaella Carrà? Io credevo poco e niente. A quanto pare sbagliavo. Ieri, quindi l’altro ieri per chi legge la me del passato che scrive, il quotidiano inglese ha dedicato un bel pezzo alla nostra Raffaella nazionale, descrivendola come una vera e unica pop-star italiana, responsabile di aver contribuito al cambiamento radicalmente della nostra società degli anni ’60/’70.
Pensateci un po’. Le sue canzoni le conosciamo tutti, grandi e un po’ meno grandi, perché riempiono ancora le piste a fine serata nelle discoteche di tutta Italia e ora che ci penso anche in qualche discoteca dell’Est, mi raccontò un giorno la mia amica polacca. Chi non balla le sue canzoni? Chi non le canticchia? Nessuno. Anche i più radical chic e snob culturali conoscono le parole. Come è bello far l’amore… sfido chiunque a non finire la frase, impossibile. Da Trieste in giù. E’ più forte di me, lo devo anche scrivere.
Cosa ha portato il The Guardian a parlare di Raffaella Carrà? L’avrete letto un po’ dappertutto, perché tutti i maggiori giornali italiani lo hanno riportato. Raffaella Carrà fa ancora notizia, nonostante siano passati anni dal suo Tuca Tuca e da quell’ombelico di fuori che tanto aveva fatto scandalo. Oggi, le sue canzoni sono le protagoniste di una nuovo musical spagnolo, dal titolo Explota Explota, ambientato a Madrid, immediatamente dopo la morte di Franco. Le canzoni della Carrà non solo fanno da colonna sonora, ma guidano il cambiamento sociale in un Paese profondamente cattolico come la Spagna, che riscopre la voglia di libertà e di mini gonne, in un mondo dominato dal maschilismo.



L’articolo rivela come la figura di Raffaella Carrà sia un cult anche in Uk e racconta di una donna iconica e di talento, che sapeva ballare, cantare e recitare. Una donna bella, che non aveva timore di mostrare e di giocare con il suo corpo e di mostrarlo a tutta Italia, sulla rete nazionale. Conoscendo un po’ la realtà italiana dell’epoca, Raffaella Carrà ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, in un periodo in cui il mondo veniva rappresentato ancora in bianco e nero, e forse per questo motivo la amiamo così tanto. Cantava la libertà sessuale, parlava di omosessualità e lo faceva con naturalezza nelle sue canzoni, non è un caso se sia diventata un’icona per la comunità LGBTQ. Raccontava alle donne come fosse possibile decidere e divertirsi anche in camera da letto. Lo faceva con ironia, classe e sex appeal, senza mai essere volgare.
Non c’è da stupirsi, quindi, se il The Guardian ha deciso di celebrarla come la donna che, “ha insegnato all’Europa le gioie del sesso”. Lei, donna, bionda e amante degli abiti corti e attillati, è stata la Regina dello spettacolo italiano. Non lo nego, si fa un po’ fatica a collocare un personaggio così sciolto nella società morigerata e un po’ bigotta dell’Italia di quei tempi. E invece è trasversalmente amata, da giovani e meno giovani, dalle donne e dagli uomini di tutte le età. Certo per tutti quelli della mia generazione, e quelle successive, è anche difficile immaginare un mondo con un po’ più di pudore, dove, invece di condividere tutto, si cercava di mostrare il meno possibile, dove ci si doveva saper comportare e dove la televisione era intrattenimento buono e strumento culturale. Dove non tutto era concesso in nome dell’audience e aveva ancora senso saper fare qualcosa, e non solo mostrare qualcosa, per guadagnarsi il diritto di stare di fronte a milioni di telespettatori. E sì, per certi versi, credo siano in tanti quelli che ripensano con un pizzico di nostalgia a quei tempi. Ma c’è una cosa che ci unisce tutti, ancora oggi proviamo piacere a cantare a squarciagola, A far l’amore comincia tu. Non ci resta che ringraziare il The Guardian per averci dato l’opportunità di sottolineare l’insegnamento più grande di questa donna, quello di poter essere un’icona, un personaggio da seguire, una grande donna e farlo con classe ed eleganza. E grazie Raffaella.
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